ROCK OR BUST, LA RECENSIONE DI UN ALBUM PRIVO DI GRANDI PRETESE
Sto ascoltando proprio ora il nuovo album degli AC/DC e come spesso ho ricordato in post precedenti ogni volta che veniva rilasciatauna nuova canzone, memore del penultimo “anonimo” album Black Ice, mi sono sentito sempre più orfano di Bon Scott.
Black Ice non è rimasto impresso nella mia memoria musicale come quasi tutti gli altri album della band australiana, e come pensavo, almeno dopo un primo sommario ascolto, nemmeno Rock or Bust riuscirà ad intraprendere l’impresa.
Scordatevi i riff graffianti ai quali la band di Angus Young ci ha abituato in 41 anni di carriera. Tutti i brani sono forse più elaborati nei riff, che cercano di risultare accattivanti, proponendo un rock/blues che si allontana anni luce dai brani che hanno fatto grande la band, quali Highway to Hell, Back in Black, Thunderstruck, etc.

Rock or Bust dura intorno ai 35 minuti e va più che bene considerandone la qualità, un album perfetto per essere ascoltato in sottofondo,escluso categoricamente come album on the road, è un Rock/Blues mai veramente graffiante e dal suono quasi morbido, adatto per essere ascoltato in un locale o in una serata tra amici noiosa per non sbadigliare. Forse Rock Or Bust non è all’altezza delle aspettative di un album degli AC/DC, ma si propone come un prodotto scaccia noia che prova ad aggiungersi alla nostra collezione senza grandi pretese, ma senza neanche farci arricciare il naso disgustati, alla fine rimane sempre un prodotto che si colloca a metà tra il Rock e il Blues e ascoltandolo e riascoltandolo risulta anche piacevole.

Pure la cover fa pietà

LA RECENSIONE BRANO PER BRANO

Rock Or Bust
Il brano che battezza l’album cerca di entrare nella testa dell’ascoltatore con un ritornello catchy e martellante, continuando ad ascoltarlo probabilmente ci riesce pure, ma non è un brano all’altezza di dare un titolo ad un album (come del resto non lo sono le altre canzoni…)

Play Ball
Forse una delle canzoni più frizzanti dell’album, i bpm sono aumentati rispetto alla precedente Rock or Bust, ma l’unica cosa positiva di questa canzone è il video divertente. Gli assoli di Angus Young sono sempre gli stessi incredibili assoli, ogni volta così perfetti che non sono più una novità da 40 anni, rimane un mostro.

Rock the Blues Away
Brano orecchiabile complice il ritornello e i cori.

Miss Adventure
Direi il brano più riuscito dell’album fino ad ora, il riff è accattivante, i cori, meh.

Dogs of War
Ci avviciniamo a metà album e incomincio a sentire la mancanza di Bon Scott sempre di più. Brano utile a riempire la lista e nulla più. 

Get some Rock & Roll Thunder
Un altro brano catchy, “allegro andante”, quasi una filastrocca Rock/Blues.

Hard Times
L’album si avvia alla conclusione, con la riproduzione di Hard Times, presente nella seconda metà del disco, un brano della durata di meno di 3 minuti.

Baptism by Fire
Forse il brano più movimentato dell’intero album, il pezzo che ti sveglia e che ti tiene attivo, tra i migliori proposti fino ad ora.

Rock The House
I riff che compongono Rock The House convincono di più, rendendo il brano il migliore dell’album, piacevole e coinvolgente. Da ascoltare in ripetizione

Sweet Candy
Ricorda vagamente un pezzo degli Airbourne usato come jingle da Virgin Radio, Cliff Williams non ha avuto molte difficoltà a suonare questo pezzo, come per molti altri dell’album, suona infatti praticamente una sola nota, rendendo quasi meno monotono un cifono. Un altro brano riempi lista di cui se ne poteva fare anche a meno. Il basso è snervante, un martello pneumatico. Un pezzo da saltare a piè pari. Osceno.

Emission Control
L’ultimo brano è simile ad un paio della prima metà dell’album, fortunatamente il basso in questo brano è impalpabile, anche se la voce di Brian Johnson in questo pezzo raggiunge tonalità troppo acute, elemento che mi ha sempre lasciato amareggiato dalle prestazioni vocali del cantante degli AC/DC.