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RECENSIONE “IL BELLO D’ESSER BRUTTI” IL NUOVO DISCO DI J-AX

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“IL BELLO D’ESSER BRUTTI” IL NUOVO ALBUM DI J-AX
Con questo album J-Ax ripesca “nell’elettorato” musicale che seguiva il cantante milanese ai tempi degli Articolo 31, quell’elettorato musicale deluso dal 2006 in poi, quando il progetto veniva concluso per intraprendere una ancor più deludente carriera da solista. La svolta arriva (in ritardo, ma meglio tardi che mai) proprio con questo album, “Il bello d’esser brutti” vanta 20 brani che non lasciano alle spalle i celebri traumi adolescenziali di un J-Ax che appare comunque in grande spolvero e pieno di energie.

Un album dalla carica adrenalinica quasi totalmente privo di “tempi morti” in cui spesso e volentieri senza peli sulla lingua il cantante vomita tutta la rabbia e lo sdegno per la società di oggi, la classe politica e il degrado delle città. Se vogliamo trovare un difetto, in questo album J-Ax è affetto da una sorta di delirio di onnipotenza in cui però mostra effettivamente tutti gli aspetti negativi dell’Italia di oggi, raccontando fuori dagli schemi la situazione odierna, dal quale però si tira fuori, quasi volendo “scagliare la prima pietra” perchè senza peccato; comportamento paradossale perché la morale questa volta viene fatta da uno che “cantava l’inno alla marijuana in Rai” e pieno di tatuaggi.
Non che queste sue caratteristiche possano inibirgli la possibilità di farlo, anzi, sempre paradossalmente potrebbe essere un modello da seguire proprio perchè privo di “giacca e cravatta”.
Non manca però un’autoironia capace di trovare “il bello” nei propri difetti, ora trasformati in pregi.

Il bello d’esser brutti” denota una crescita musicale che conferma l’inclinazione rock di J-Ax al secolo Alessandro Aleotti, un album che sembra un’evoluzione degli Articolo 31 non più ragazzi ma uomini, sempre con la sindrome da Peter Pan e senza tralasciare la propria vena e verve rap.
Un vero e proprio capolavoro (per il genere) di J-Ax, che mette tantissima carne al fuoco, il rapper è cosciente di aver creato un prodotto che supera ogni più rosea aspettativa e che difficilmente potrà competere o superare in un prossimo futuro con un altro lavoro da lui stesso firmato e dai suoi “discepoli” che hanno ancora molta strada da fare.

I BRANI: PRIME IMPRESSIONI

 1) INTRO
Musicalmente le canzoni di J-Ax sono migliorate e “Intro”, prima canzone dell’album, ne è la prova concreta, anche se ricorda vagamente “People help the people” di Cherry Ghost.
Una delicata tastiera accompagna una frenetica voce senza voglia di fermarsi, l’apertura all’album è in netto contrasto con le canzoni che seguiranno.
Una specie di autobiografia del rapper, una dichiarazione sofferta, un testo importante ed edulcorato rispetto ai brani successivi, il brano più intimo e introspettivo dell’intero album.

 2) RIBELLE E BASTA
Dopo aver fatto gli onori di casa “Ribelle e basta” spiega il motivo del titolo dell’album, “Il bello d’esser brutti”. Una specie di remake dei giorni di oggi di “Sono nato sbagliato” realizzata al tempo con gli Articolo 31. Numerose le citazioni all’interno del brano, omaggio agli Skiantos (“Sono un ribelle mamma”). Catchy e irresistibile.

 3) TANGENZIALE
Un inizio di chitarra che si avvicina a “Through The Barricades” degli Spandau Ballet, dopo diventa il brano più “scarno” dell’album, assolutamente ininfluente e povero di contenuti, da questa canzone incominciano le critiche a tutto e a tutti, un’esortazione a muoversi dall’immobilismo generale.

 4) SOPRA LA MEDIA
Se si togliesse il volume alla voce di J-Ax sembra quasi di ascoltare un pezzo dei Blink 182, ancora una volta una denuncia “allegra” alla realtà della periferia e dell’hinterland.
Probabilmente Pisapia dovrebbe ascoltare questa canzone.

5) UNO DI QUEI GIORNI
A primo impatto ricorda la base di uno spot di auto con colonna sonora una canzone francese, brano con l’importante feat. di Nina Zilli.
Un brano catchy senza troppe pretese e dal mood estivo, complice il ritmo reggae.

 6) SONO DI MODA
Una spassosa critica ad ogni tipo di moda, un’ennesima critica alla volontà di apparire a tutti i costi.
In questo brano troviamo tracce di “Boys don’t cry”, un’ autocitazione a “La fidanzata” degli Articolo 31, un omaggio a Fantozzi.

 7) CARAMELLE (feat. Neffa)
Una fucina di parole non dette in questi anni di silenzio, Neffa e J-Ax tornano a collaborare e realizzano un ottimo brano.

 8) MI HAI ROTTO IL CATSO
Troviamo un J-Ax in forma smagliante, lontano da testi sdolcinati alla “O Ti amo o ti ammazzo”.
In questo brano, il testo lo rende una specie di caricatura di un incrocio tra Marco Masini in “Vaffanculo” e un altro fanculizzatore professionista, Beppe Grillo.
In questa canzone Alessandro Aleotti ne ha per tutti, da Matteo Renzi, a Bruno Vespa,  parla più o meno esplicitamente di una crisi dei valori di questa società e sproloquia in rima contro tutto il moralmente attaccabile. Con continui affondi senza troppi complimenti alla classe dirigente italiana, “Mi hai rotto il catso” tenta di essere il megafono in chiave rap dell’italiano medio subissato da tasse, prese in giro, false promesse etc. Un Alessandro Aleotti davvero arrabbiato che come già detto precedentemente, nei modi ricorda Beppe Grillo anche se sembra volersi divincolare da una determinata connotazione politica. Tralasciando l’eleganza del testo, la canzone convince come base e ritmo, e l’ascolto non mina l’integrità fallica dell’ascoltatore.

 9) MISS&MRHIDE
Un altro brano adrenalinico con base rock, inclinazione che non ha mai disdegnato J-Ax nel corso della sua carriera “rap’n’roll”. Un confronto tra le donne alla “Sophia Loren” contro le “Kim Kardashian” di oggi.

 10) SANTORO E PEYOTE
Nel riff sembra di sentire “Short Skirt/Long Jacket” dei Cake, la crescita del ritmo nella voce del cantante invece ricorda “Contact” dei Daft Punk in “Random Access Memory”.
Ancora in questo brano non mancano le stoccate politicamente scorrette a politici corretti. Un altro brano adrenalinico e azzeccato.

11) ROCK CITY
In questo brano J-Ax scomoda la Beatrice dantesca per descrivere una ragazza dalle idee un po’ confuse. Per usare un eufemismo. Sembra quasi la controparte femminile del rapper milanese.

 12) TUTTO O NIENTE (feat. Emiliano Valverde)
Possiamo considerarlo un pessimo brano riempilista?

 13) IL BELLO D’ESSER BRUTTI
Al banco degli imputati questa volta il “maschio” effeminato attento all’ultima moda, all’ultima cremina per uomini e privato della sua virilità da una controparte femminile “molto allegra” con la mania del controllo. Una generalizzazione non poi così distante dalla verità su una determinata categoria di coppia di oggi. Un plauso alla parte strumentale, che lo il miglior brano dell’album, da cui non per niente prende il nome. Un ritmo moderno si fonde ad un riff vintage con un fischiettio alla Guetta.

 14) OLD SKULL (Feat Club Dogo)
Forse uno dei peggiori brano dell’album, “Old Skull” risulta comunque musicalmente accattivante, le voci dei Club Dogo e di J-Ax si intrecciano nel pezzo più rap (e ridicolo) dell’album.

 15) MARIA SALVADOR (feat. Il Cile)
Richiami raggae in un brano che cita in un cocktail di sound i Police, Vasco e alcuni successi disco di questi ultimi dieci anni, con una spruzzatina di elettronica e latin.
In questo featuring troviamo Il Cile anni luce distante dal suo talento, in questo brano si limita ad un ritornello in cui il suo inconfondibile timbro vocale è “desaparecidos”. Orecchiabile.

 16) BIMBIMINKIA4LIFE (feat. Fedez)
Un’altra divertente critica alla politica con un Fedez dalla lingua biforcuta. Richiami dance alla David Guetta, brano orecchiabile, anche in questa canzone J-Ax non riesce a scrollarsi di dosso un’infantilità cronica, perennemente attaccato ad una tormentata gioventù ormai lontana. Ennesimo brano catchy che “prende” se non si bada al testo. Tracce di “Sempre noi” scritta con Max Pezzali e “Abiura di me” di Caparezza.

 17) NATI COSI’
L’inizio ricorda in maniera preoccupante la sigla dei Cesaroni cantata da Matteo Branciamore.
Si riprende nel ritornello, molto orecchiabile, niente di più.

 18) UN ALTRO VIAGGIO (feat. Valerio Jovine)
Una denuncia al degrado sociale, architettonico. morale e commerciale delle città italiane, ma concentrato specialmente sulla realtà milanese, “Un altro viaggio” è un affresco demoralizzato e disgustato della situazione sociale attuale.

 19) THE PUB SONG (feat. Weedo)
Il brano più che catchy e divertente dell’intero album, più vicina ad un potenziale tormentone estivo, ma politicamente scorretto, rispettando la tradizione aleottiana. Alticcio omaggio ad “Oh bella ciao”, così a caso.

 20) L’UOMO COL CAPPELLO
Un occhiolino a Jimi Hendrix, ancora tratti di Rock, un altro brano convincente e catchy che conferma la crescita artistica e musicale del rapper che a 43 anni raggiunge l’energia che i suoi fan aspettavano dai tempi degli Articolo 31. In questo album in quanto irriverenza, riflessioni, collaborazioni e musica, supera senza troppi riguardi i fasti del passato.

CONCLUSIONI
Qualche brano di troppo ma “Il bello d’esser brutti” convince, diverte, fa riflettere, ma soprattutto non stanca mai. Si spera che sia finalmente l’ultimo album in cui J-Ax spiffera ai quattro venti i suoi traumi adolescenziali, sperando che i proventi di questa sua ultima fatica lo convincano finalmente a consultare un terapeuta che lo aiuti a superare i suoi mostri.
Alessandro Aleotti ancora una volta “utilizza” i suoi fan per esorcizzare i suoi limiti e le sue incertezze, cercando il consenso (come un bambino quando cerca una conferma di un adulto quando fa qualcosa di buono) tra un vasto pubblico che spazia dai 17 ai 30 anni. Specie questi ultimi, che lo seguono da quando avevano 17 anni (sì, anche io) buona parte sono più adulti e maturi di lui, affascinati da quell’uomo “affetto” da sindrome di Peter Pan su cui grava un’ adulta ombra di diffidenza, pessimismo e scoramento scaturiti da un’Italia ormai alla deriva e dalla crisi di valori, saccheggiata e maltrattata da politici e uomini e donne privi di valore e sempre attenti all’ultima moda.
Comunque, bentornato zio!



 



 

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